In occasione del Convivio agrivoltaico promosso da AIAS, Associazione Italiana Agrivoltaico Sostenibile, Lorenza Panunzi ha visitato uno dei primi impianti agrivoltaici realizzati in Italia: la Vigna Svolta. Un progetto che unisce viticoltura biologica, produzione energetica Και ricerca scientifica.
Un impianto pionieristico che resiste nel tempo
La Vigna Svolta si trova nelle Murge baresi, in un’area collinare spesso colpita da lunghi periodi di siccità e da condizioni climatiche avverse. È qui che, oltre quindici anni fa, è stato installato uno dei primi impianti agrivoltaici italiani.
Si tratta di una struttura a pannelli fissi – quindi senza sistemi di inseguimento solare – costruita direttamente sopra i filari di un vigneto biologico impiantato su un terreno in precedenza abbandonato. La configurazione scelta riflette una visione chiara: usare l’energia solare non solo per produrre elettricità, ma anche per favorire la rigenerazione agricola e ambientale.
Ricerca scientifica e monitoraggio continuo
Εκεί gestione dell’impianto è oggi parte di un progetto sperimentale coordinato dal professor Giuseppe Ferrara del Dipartimento di Scienze del Suolo, della Pianta e degli Alimenti dell’Università di Bari, che ha attivato un programma di monitoraggio sui principali parametri agronomici e microclimatici.
I dati raccolti finora mostrano una riduzione significativa delle temperature del suolo e dell’aria sotto i pannelli: fino a 3 gradi in meno a livello del terreno e 2 gradi nell’atmosfera circostante. Questo abbassamento termico comporta una minore evapotraspirazione da parte delle piante, un fattore fondamentale in un’area dove la risorsa idrica è limitata.
Per gestire al meglio l’acqua disponibile, l’azienda ha realizzato vasche di raccolta per l’acqua piovana. Grazie al microclima più fresco e alla capacità di trattenere umidità nel suolo, è possibile mantenere la produzione anche durante i mesi più caldi, quando le viti coltivate all’aperto sarebbero in forte sofferenza.

Produzione ridotta e adattamento in corso
L’ombreggiamento continuo provoca una lieve diminuzione della quantità di uva prodotta. Tuttavia, l’azienda ha adottato una strategia di compensazione qualitativa. Le uve provenienti da filari coperti vengono unite a quelle provenienti da zone non ombreggiate per bilanciare eventuali differenze organolettiche.
Inoltre, sono in corso prove con varietà più adatte a crescere all’ombra, come Traminer e Primitivo, per comprendere meglio il potenziale di adattamento della vite in condizioni di luce ridotta. Il progetto non si limita a “tollerare” l’ombreggiamento, ma cerca di trasformarlo in un’opportunità per diversificare e innovare.
Più vita nei vigneti
Uno degli effetti più interessanti osservati finora è il miglioramento della biodiversità. Ο condizioni microclimatiche più stabili sembrano favorire la presenza di insetti utili e impollinatori, rendendo l’impianto non solo uno spazio produttivo, ma anche un habitat più accogliente per la fauna locale. Questo aspetto, spesso sottovalutato, dimostra come un agrivoltaico ben progettato possa contribuire anche alla qualità ecologica del paesaggio agricolo.
Un’esperienza concreta da cui imparare
La visita alla Vigna Svolta è stata un’occasione per osservare da vicino un modello agrivoltaico che non è solo teorico, ma vivo, funzionante e costantemente monitorato. In un’epoca in cui l’adattamento climatico non è più una scelta ma una necessità, esperienze come questa indicano una direzione possibile per l’agricoltura del futuro. Una direzione fatta di sperimentazione, dati Και coesistenza tra colture e infrastrutture.
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