Il progetto di ricerca sulla moria del kiwi, avviato lo scorso anno nell’ambito dell’Organizzazione comune di mercato (OCM) per l’ortofrutta in Emilia-Romagna, continua a fare passi avanti e a suscitare un notevole interesse tra gli addetti del settore agricolo.
Il progetto mira ad approfondire l’impatto della gestione idrica sulla sindrome della moria del kiwi, un problema notevole per gli agricoltori. L’obiettivo principale è migliorare la sostenibilità degli agroecosistemi e affrontare con determinazione questa sindrome, che rappresenta una minaccia significativa per la produzione italiana di kiwi.
Approccio e finalità del progetto
Il cuore del progetto è la ricerca di soluzioni ottimali per l’uso delle risorse idriche e nutrizionali, adattandole alle specifiche fasi fenologiche del kiwi (Actinidia). Questo lavoro mira a incrementare la sostenibilità e a contrastare efficacemente la moria del kiwi. Un aspetto chiave del progetto è l’adozione di tecnologie innovative, come il monitoraggio satellitare, per ottenere una visione completa delle condizioni dei campi agricoli e fornire informazioni tempestive per adeguare le pratiche agronomiche.
Risultati preliminari e prime scoperte
Nei primi mesi del progetto, le analisi si sono concentrate sulla risposta degli indici vegetazionali e biofisici calcolati a partire dalle immagini satellitari di appezzamenti coperti con rete antigrandine. A causa dell’aumento degli eventi meteorologici estremi, come le grandinate, emerge infatti una tendenza crescente a coprire gli impianti di kiwi.
Confronto tra campi coperti e scoperti
L’analisi ha confrontato gli indici NDVI, LAI, FPAR e FCOVER dal 1° marzo 2023 al 31 ottobre 2023 tra un appezzamento coperto con rete antigrandine e uno scoperto con caratteristiche simili. I risultati hanno dimostrato che la copertura non compromette la validità degli indici, tranne che per l’FCOVER, ferma restando la necessità di utilizzare fattori di conversione appropriati.
Impatto del colore delle reti protettive
Un ulteriore approfondimento ha riguardato il colore delle reti antigrandine, per determinare quale tonalità risponde meglio alle analisi satellitari dello stato di salute delle piante. I primi risultati, ottenuti da appezzamenti in Basilicata e Calabria, mostrano che le coperture nere non alterano significativamente i segnali satellitari e gli indici utilizzati, così come quelle gialle. Le coperture bianche, invece, hanno un impatto maggiore sugli indici analizzati.
Come sono andati i primi sei mesi del 2024?
Le attività di ricerca svolte nei primi sei mesi del 2024 hanno riguardato due filoni distinti: il ruolo della tessitura dei teli antigrandine e il calcolo dell’evapotraspirazione effettiva.
Teli antigrandine: l’importanza della tessitura
Proseguono le attività avviate lo scorso anno sugli effetti prodotti dalla copertura con teli antigrandine degli appezzamenti a kiwi giallo sulle rilevazioni effettuate con sensori satellitari. Per il confronto fra appezzamenti coperti con teli antigrandine e appezzamenti limitrofi e analoghi ma privi di copertura si sta approfondendo il valore e l’andamento di alcuni indici vegetazionali (NDVI) e biofisici (LAI, Fcover, fPAR) calcolati a partire da immagini di osservazione della terra. Le analisi appena avviate prendono in considerazione teli con diverso valore dell’indice di copertura solare (frutto della combinazione di colore e tessitura delle coperture), in modo da individuare il range di valori che non impattano significativamente sugli esiti delle analisi satellitari e da introdurre eventuali opportuni fattori di conversione.
Il calcolo dell’evapotrasprazione
È stata inoltre avviata un’attività di ricerca volta al calcolo dell’evapotraspirazione effettiva delle colture di kiwi giallo a partire da immagini satellitari e dati meteo attraverso gli algoritmi di TETHYS. Tali dati saranno poi confrontati con quanto rilevato con strumentazione a terra dai tecnici dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria, che partecipa al progetto di ricerca. Il dato di evapotraspirazione viene rilevato dal Prof. Gregorio Gullo e dai suoi collaboratori attraverso un sensore che misura il passaggio della linfa in risalita all’interno del tronco delle piante: si tratta quindi di un dato di confronto molto preciso. La ricerca, realizzata su un appezzamento di test situato nell’area di Polistena (RC), prenderà in considerazione un periodo di tempo piuttosto lungo (dalla stagione agraria 2019 a quella del 2023 comprese) e potrà quindi fornire risultati particolarmente solidi e affidabili.
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