La Kiwifruit Vine Decline Syndrome (KVDS), meglio nota come moria del kiwi, in Italia si è osservata per la prima volta nel 2012 in Veneto, da dove poi si è diffusa negli altri areali di coltivazione: Lazio, Piemonte, Emilia-Romagna e Calabria.
La produzione italiana di kiwi è fra le maggiori al mondo, seconda solo a quella cinese, con ben 26.000 ettari coltivati e quasi 540.000 tonnellate di frutti prodotti nel 2022 (dati Istat). Oggi si stima che la superficie colpita dal KVDS in Italia sia circa il 26% della superficie totale coltivata a kiwi.
La diffusione del fenomeno, oltre ad avere un forte effetto negativo sulle rese, comporta ingenti incrementi nei costi operativi del frutteto e la propensione, da parte del frutticoltore, a impegnare sempre più risorse nel tentativo di arginare il problema.
Le conseguenze economiche per un settore che genera ogni anno oltre 400 milioni di euro di fatturato sono molto pesanti e il mondo della ricerca lavora già da anni per individuare le cause della moria del kiwi e trovare delle soluzioni per contrastare la sua diffusione.
Il vero nemico del kiwi? Il ristagno idrico
Recenti studi delle Università di Verona, Udine e Bologna hanno dimostrato che, in caso di diffusione di KVDS, giocano un ruolo fondamentale due fattori: porosità del suolo e gestione dell’irrigazione. La moria del kiwi si manifesta in percentuali maggiori in appezzamenti con suoli esageratamente compattati e con una gestione dell’irrigazione non sempre ottimale.
Il kiwi necessita di molta acqua e questo, talvolta, porta il frutticoltore a eccedere con la somministrazione, soprattutto in caso di irrigazione a scorrimento. L’eccesso di irrigazione determina terreni compatti o poco areati, il ristagno abbatte la quantità di ossigeno nelle radici e compromette la crescita sana delle piante.
Proliferazione di funghi e batteri? Sempre colpa del ristagno
Negli appezzamenti colpiti da moria sono stati rintracciati funghi tipici degli ambienti saturi d’acqua, responsabili di danni a radici e colletto del kiwi. Si tratta di specie ascrivibili a Phytopythium e Phytophtora ma sono stati identificati anche batteri anaerobi del genere Clostridium.
Com'è possibile evitare il ristagno contrastando così la moria del kiwi?
Attraverso una gestione corretta dell’irrigazione, ovvero, basata sulle esigenze effettive della pianta.
Questo non solo per favorire la porosità del suolo, ma anche per generare condizioni vantaggiose alla diffusione di microrganismi in grado sia di incoraggiare la nutrizione della pianta, sia di occupare la nicchia ecologica ai danni dei microrganismi coinvolti nei marciumi radicali.
La chiave è l'irrigazione
Gli ultimi studi hanno evidenziato che solo un mix di fattori può scongiurare l’espansione del fenomeno: l’impiego di sistemi di irrigazione che prediligono una bagnatura su superfici più ampie e l’utilizzo di sistemi di controllo dei volumi irrigui.
Irrigazione controllata e uniforme
È stato provato che la tecnica più idonea è quella dell’aspersione totale sotto-chioma, che consente un’irrigazione uniforme del terreno. Così facendo siamo in grado di rispettare l’anatomia dell’apparato radicale del kiwi, che si allarga e arriva ad una profondità di circa 30/40 cm.
Senza contare il fatto che, in questo modo, il risparmio idrico è garantito.
Il ruolo di TETHYS
Nonostante i primi importanti risultati, è fondamentale continuare col lavoro di ricerca sul tema, approfondendo soprattutto l’aspetto dell’irrigazione sull’insorgenza e la diffusione della sindrome.
In quest’ottica TETHYS sta partecipando ad un importante progetto di ricerca e sviluppo, che mira a indagare l’influenza della gestione idrica sull’insorgenza e diffusione della moria del kiwi.
Il progetto è promosso dall’Associazione di Organizzazioni di Produttori ELLE ESSE AOP, finanziato dall’Organizzazione Comune del Mercato (OCM) per l’Ortofrutta in Emilia-Romagna e vede la partecipazione del Dipartimento di Biologia dell’Università degli Studi di Napoli Federico II e del Dipartimento di Agraria dell’Università Mediterranea degli Studi di Reggio Calabria.
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