Gli attacchi parassitari nelle aree boschive rappresentano una minaccia significativa per la salute delle foreste e, di conseguenza, per l’ecosistema globale. Negli ultimi decenni, l’incidenza e la gravità di questi attacchi sono aumentate, complici il cambiamento climatico, la globalizzazione e la ridotta biodiversità.
La minaccia dei parassiti
I parassiti forestali possono essere insetti, funghi, batteri o virus, ognuno dei quali provoca danni diversi. Gli insetti, come il bostrico tipografo (Ips typographus), sono tra i parassiti più devastanti per le conifere. Questi coleotteri attaccano gli alberi indeboliti da stress ambientali, scavando gallerie sotto la corteccia, interrompendo il flusso di nutrienti e portando alla morte dell’albero, con la creazione di aree morte che possono propagarsi rapidamente.
I funghi, come il patogeno dell’Armillaria, attaccano sia le radici che il tronco degli alberi, causando marciume e morte. La diffusione di questi funghi è spesso favorita da condizioni di umidità e temperatura che stanno diventando sempre più comuni con il cambiamento climatico. Anche batteri e virus, sebbene meno comuni, possono causare gravi danni, spesso attraverso infezioni che indeboliscono gli alberi e li rendono più suscettibili ad altri parassiti.
Fattori contribuenti
Il cambiamento climatico ha un ruolo cruciale nell’aumento degli attacchi parassitari. Temperature più calde e periodi di siccità prolungati indeboliscono gli alberi, rendendoli più vulnerabili agli attacchi. Inoltre, l’aumento delle temperature permette a molti parassiti di estendere il loro areale e riprodursi più velocemente, intensificando i danni.
La globalizzazione ha facilitato il trasporto di parassiti da una regione all’altra. Molti parassiti invasivi non hanno predatori naturali nelle nuove aree, permettendo loro di proliferare senza controllo. Questo fenomeno è aggravato dalla monocoltura forestale, dove la mancanza di diversità genetica facilita la diffusione dei parassiti.
Conseguenze e soluzioni
Gli attacchi parassitari possono causare enormi perdite economiche, riducendo la disponibilità di legname e aumentando i costi di gestione forestale. Inoltre, la perdita di alberi riduce la capacità delle foreste di assorbire CO2, contribuendo ulteriormente al cambiamento climatico.
Per contrastare questi problemi, è fondamentale adottare strategie integrate di gestione forestale. Queste includono l’uso di biopesticidi e metodi biologici di controllo, come l’introduzione di predatori naturali. Inoltre, è essenziale promuovere la diversità nelle piantagioni forestali per ridurre la vulnerabilità agli attacchi parassitari.
Infine, l’analisi satellitare, come il nostro DSS Watch, si è rivelata molto utile per monitorare la diffusione dell’attacco, riuscendo a individuare rapidamente le aree maggiormente colpite.
La sua efficacia è dovuta anche al fatto che opera su superfici molto estese e difficilmente monitorabili a occhio nudo, in quanto aree scarsamente raggiungibili.
La pineta di Castelfusano attaccata dalla cocciniglia
La Pineta di Castel Fusano, la più vasta area di verde pubblico di Roma Capitale, copre 916 ettari e ospita una ricca vegetazione di leccio e pino domestico. Questo parco urbano, situato nel territorio del comune di Roma, è stato istituito nel 1980 dalla Regione Lazio come area naturale protetta e, a partire dal 1996, fa parte della Riserva naturale statale Litorale Romano.
A partire da qualche anno la pineta è stata attaccata dalla cocciniglia tartaruga (Toumeyella parvicornis), un parassita alieno che prima di svilupparsi in tutta la città aveva raggiunto i pini presenti nel quadrante sud ovest della Capitale.
La cocciniglia tartaruga è un insetto parassita dei pini proveniente dal Nord America, il suo areale si estende dal sud del Canada al nord del Messico. Nel suo ambiente d’origine non è una specie particolarmente dannosa per gli alberi perché la sua diffusione viene limitata da una serie di predatori, tra cui varie specie di coccinelle, alcuni bruchi, ragni e uccelli.
A Roma è presente almeno dalla metà del 2018, quando fu trovata su alcuni pini del sud-est della città. Inizialmente infestava gli alberi dei quartieri Eur, Torrino e Mostacciano, ma si è diffusa rapidamente e ha attaccato ormai oltre un terzo dei pini dell’area protetta dilagando su un territorio vastissimo, divorando le piante anche all’interno della tenuta presidenziale di Castel Porziano.
Come è possibile intervenire?
La Regione Lazio, il 31 agosto 2021, ha pubblicato la deliberazione 548, contenente le misure fitosanitarie obbligatorie di contrasto alla Toumeyella Parvicornis. In queste misure, oltre alla mappatura delle zone interessate dal fenomeno, si prescrive l’obbligatorietà dei trattamenti. Una delle modalità di intervento consiste nei trattamenti endoterapici, ovvero infiltrazioni di soluzioni insetticide nel tronco dell’albero. Questo metodo mira a uccidere il parassita che si nutre di linfa, preservando al contempo la salute del pino trattato.
Questo procedimento, che prevede iniezioni di liquido albero per albero, tuttavia, non garantisce un’efficacia certa e definitiva. Tuttavia, risulta difficile, per via dell’estensione e dei costi, replicare annualmente questo schema su intere pinete e boschi.
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