Gli ultimi eventi verificatisi in Emilia-Romagna hanno reso evidente, in modo drammatico, quanto gli effetti del cambiamento climatico possano impattare sulla vita delle persone e sui bilanci delle aziende agricole. Siamo di fronte a un fenomeno che non riguarda più solo scenari futuri, ma è ormai parte integrante del presente. Le precipitazioni, sempre più concentrate in brevi intervalli di tempo e in aree limitate, stanno trasformando il nostro paesaggio agricolo, mettendo a dura prova le capacità di adattamento del settore.
Un aspetto che sembra contraddittorio, ma che in realtà è una delle caratteristiche principali di questo cambiamento, è l’alternanza di eventi estremi: abbondanti piogge e inondazioni si affiancano a lunghi periodi di siccità. L’estate appena trascorsa è un esempio emblematico, con diverse regioni del Sud Italia che si sono trovate letteralmente senza risorse idriche, con conseguenze devastanti per le colture e l’intero ecosistema agricolo. Questo dualismo tra alluvioni e siccità sta diventando la nuova normalità, e il settore agricolo ne paga il prezzo più alto.
Le ripercussioni economiche per il settore agricolo
Le aziende agricole italiane, già messe a dura prova da dinamiche di mercato e dalla pressione dei costi di produzione, vedono ora aumentare i rischi legati agli eventi climatici estremi. Negli ultimi vent’anni, i danni provocati da calamità naturali – quali grandinate, siccità, alluvioni e gelate – hanno inciso sui bilanci aziendali per una media annua di 1,5 miliardi di euro. Questo dato evidenzia quanto sia cruciale trovare strumenti di gestione del rischio capaci di sostenere gli agricoltori in un contesto così incerto e instabile.
Agricat: un modello di innovazione per la protezione delle aziende agricole italiane
L’obiettivo centrale del fondo Agricat, di cui vi avevamo parlato qui, è ambizioso e strategico: estendere la copertura assicurativa a tutte le aziende agricole italiane, offrendo una protezione completa contro i rischi legati agli eventi climatici estremi. Attualmente, solo una parte degli agricoltori fa ricorso a strumenti assicurativi privati, lasciando una vasta porzione del settore esposta a perdite che potrebbero compromettere la continuità produttiva. Agricat si pone come una risposta innovativa per migliorare la resilienza dell’intero comparto agricolo, offrendo una rete di sicurezza in un contesto in cui fenomeni climatici devastanti stanno diventando sempre più frequenti e difficili da prevedere.
Si tratta di un intervento di politica agraria all’avanguardia, che rende l’Italia il primo Paese europeo ad aver impostato e implementato un simile meccanismo di protezione collettiva. Questo approccio non solo tutela le singole aziende, ma rafforza il sistema agricolo nel suo complesso, permettendo al Paese di fronteggiare con maggiore efficacia le sfide poste dal cambiamento climatico e dalla volatilità del mercato agricolo globale.
Le sfide gestionali e operative di Agricat
L’implementazione di un fondo di questa portata rappresenta una sfida complessa anche dal punto di vista gestionale e amministrativo. La gestione operativa del fondo deve infatti essere allineata alla vasta estensione territoriale degli eventi catastrofali, che colpiscono ogni anno migliaia di aziende agricole distribuite lungo tutto il Paese. La difficoltà non risiede solo nell’elevato numero di imprese coinvolte, ma anche nella necessità di quantificare in tempi brevi i danni subiti e garantire il ristoro economico il più rapidamente possibile.
Nel primo anno di applicazione del fondo sono emerse purtroppo alcune difficoltà operative. Per la stagione 2023 sono state presentate 13.808 domande, ma molte di queste sono state ritenute non ammissibili. Al 6 agosto, solo una minima parte dei fondi disponibili era stata effettivamente utilizzata: appena 16,3 milioni di euro, su una dotazione annua complessiva di quasi 350 milioni, corrispondente a meno del 5% delle risorse stanziate. Questo dato mette in luce la necessità di migliorare il processo di gestione delle richieste, per consentire una distribuzione più efficace e capillare dei fondi disponibili.
Il ruolo delle tecnologie digitali: la chiave per accelerare i processi
Per superare queste difficoltà, soprattutto in un contesto in cui i danni devono essere valutati in tempi ristretti e quando le colture sono ancora in campo, l’adozione di tecnologie avanzate diventa indispensabile. La velocità e l’accuratezza nella perizia dei danni sono cruciali per consentire una rapida erogazione dei ristori senza compromettere la qualità delle valutazioni.
In questo contesto, l’utilizzo di sistemi di rilevazione satellitare come TETHYS si rivela fondamentale. Questa tecnologia è in grado di ricostruire, a posteriori, le condizioni delle colture su un determinato territorio e di identificare con precisione quando e in che misura sono state colpite da eventi avversi. Grazie a TETHYS, è possibile ottenere un quadro dettagliato della situazione, accelerando i tempi di perizia e migliorando l’efficacia del processo di valutazione dei danni. Questo approccio tecnologico non solo consente di ridurre i tempi di risposta, ma migliora anche l’accuratezza delle stime, garantendo che i ristori vengano erogati in modo tempestivo e proporzionato ai danni subiti.
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